Buuuongiorno gente e bentornati sul Jojo’s Comics Club! Come
ogni mese eccomi qui a scrivere il mio parere sul nuovo numero del fumetto del
mio personaggio made in Italy preferito, uno dei figli prediletti di casa
Bonelli nonché una delle sue serie nostrane più longeve. Sto parlando ovviamente
di Dylan Dog, con la sua uscita numero 333, I Raminghi dell’autunno.
Dylan Dog 333, I raminghi dell’autunno, “l'albo di Dylan
della fase uno che più somiglia a come vorrei che fossero gli albi di Dylan
della fase due." Diceva il curatore della serie Roberto Recchioni su
Facebook, oppure “Il miglior albo da 5 anni a questa parte” diceva un tipo che
mi sta simpatico su un forum, sempre parlando di questo 333 che mi ha colpito
in poche pagine facendo scattare una scintilla con la storia che realmente non
scattava da tempo. Un fumetto eccezionale, un racconto horror per quello che
racconta e per come lo racconta non perché ci si butta dentro litri di sangue e
palate di budella. Una storia atipica, che spicca sul mucchio per come viene
presa, per il suo input, per il suo modo di caratterizzare il protagonista
oltre gli aspetti di lui che siamo abituati a conoscere.
Storie e testi sono di
un autore unico, Fabio Celoni, che ha avuto veramente un ottima pensata. Il racconto
parte in maniera molto curiosa, arriva in città il circo del orrore, la gente felice
li festeggia in una giornata di pioggia dove sullo sfondo appare un Dylan Dog
in completo contrasto con tutte le alte persone, cupo, rabbioso, in una serie
di vignette tetre e di grande impatto. Cupo e rabbioso quindi il nostro Dylan, e vi chiedere il perché…perché ha
perso quella che ha conti fatti è la cosa, la persona, più cara al mondo e
sulla quale fa maggiore affidamento ed è per questo che il nostro indagatore
dell’incubo, è tanto risentito nei confronti del circo, perché per colpa loro,
dei pagliacci, ha perso questa persona. Dylan in alcune battute sembra quasi
cercare di sostituire o impersonare, di colmare le lacune che per forza si
presentano nell'albo ma non è in grado di farlo, ed è bello vedere qualche scena diciamo
simbolica, che ti fa sentire realmente fuori dalla continuity della storie. E questo
è un aspetto che ho apprezzato molto, in ogni albo di questa serie sembra che
si debba cercare di mantenere quel qualcosa che ti tenga sulla retta strada,
come se ci fossero dei margini che non bisogna sorpassare, come se fossimo ad
un certo punto in un fumetto della Marvel o della Dc. Ma questo non è così, ci
sono quelle cose fisse diciamo, che non cambiano mai, dei punti fermi, ma c’è
la possibilità di osare e di pensare fuori dagli schemi più che in qualsiasi
altra serie e qui si va decisamente fuori dagli schemi e la cosa non può far
altro che essere gradita. Un racconto più interiore che esteriore dove conta di
più l’aspetto psicologico della cose e non solo e soltanto lo scorrere delle
vicende o delle indagini, perché qui il nostro old boy non indaga sulle vicende altrui ma è protagonista
a tutto tondo della storia vivendo l’orrore e cercando al tempo stesso di
risolverlo. Ogni pagina è disegnata veramente bene da Celoni che gioca da dio
con i chiaro scuri e riesce sempre a dare quel tocco drammatico e pauroso in
più.
Il finale sa molto da vecchi Dylan Dog, un pochino in sospeso, un pochino
aperto all’interpretazione del lettore e che ti da la sensazione di una vacanza
finita, o della quiete dopo la tempesta. Adoro quando portano questo
personaggio al limite, e qui la cosa viene resa benissimo. I raminghi dell’autunno
è sicuramente, senza ombra di dubbio uno degli albi migliori degli ultimi anni,
forse il migliore da Mater Morbi ad oggi, e se è questo che Recchioni vuole
nella fase due del ringiovanimento del personaggio, allora questo sia! Con mio
grande piacere…
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