Buuuuongiorno gente e bentornati sul Jojo’s Comics Club! oggi
come ogni sei mesi torna l’appuntamento più colorato del mondo dell’indagatore
dell’incubo, un appuntamento che come sempre divide pubblico e critica per la
qualità delle storie presenti, questo è il Color Fest!!
Dylan Dog 12° Color Fest, Eroi, per questo semestrale la
cover è realizzata da un artista nostrana che lavora negli States, più
precisamente alla blasonata Marvel Comics, lei è Sara Pichelli e la sua cover,
criticata da parecchi a me invece sembra ottima, adoro i disegni della Pichelli
nonostante si dissocia molto dal tratto dei soliti artisti che siamo abituati a
vedere sulla serie regolare di Dylan Dog, non mi dispiacerebbe vederla all’opera
sulle 100 pagine mensili e saprebbe indubbiamente dare una sferzata d’aria
fresca. Ma parliamo delle storie, che come sempre sono 4 e tutte propongono dei
team-up fra il nostro old boy e altri figli di casa Bonelli. Una cosa molto
interessante i team-up, aldilà di quella che i maligni potrebbero interpretare
come una trovata pubblicitaria molto intelligente sfruttando la fama del
secondo personaggio più venduto di sempre della casa editrice italiana.
Prima storia,
testi di Michele Masiero e disegni di Fabio Civitelli. Dylan Dog grazie ad una
seduta spiritica insieme a Madame Trelkovski si proietta nelle terre selvagge
dove incontrerà Mister No, una storia intrigante solo e soltanto per l’ambientazione
e per le profonde differenze fra i due personaggi protagonisti. Oltre quello c’è
il nulla visto che il racconto manca di mordente e risulta in generale
abbastanza noioso. I disegni mi sono piaciuti ma li ho trovati un pochino
anonimi. Seconda storia scritta e disegnata a quattro mani, testi di Mignacco e
Castelli e disegni di Piccatto e Riccio. Qui si materializza il team-up fra
Dylan Dog e Martin Mystere, due eroi che ci vengono presentati in maniera
lontanamente simile ed è sicuramente la storia che a livello di trama merita di
più, anche se poi probabilmente a causa delle poche pagine a disposizione la
cosa non viene sfruttata più di tanto e il racconto resta in piedi bene ma per
poco tempo con a reggerlo soltanto un Groucho in bilico fra l’epico e il
colossale a livello di simpatia, non di utilità comunque. Ma quando il
simpatico assistente che lavora a Craven Road 7 sparisce dalle vignette si
sprofonda purtroppo ancora nel baratro della noia. Disegni buoni ma nulla di
eclatante.
Terza storia invece con testi di Carlo Ambrosini e disegni di Paolo
Bacillieri, sicuramente la più interessante dell’albo dal punto di visto grafico
visto che in un modo o nell’altro che piaccia o no esce dall’anonimato, grazie
ad un stile molto particolare e quasi fiabesco. Pure il racconto infatti è
abbastanza fiabesco con Napoleone come ospite speciale, un personaggio della
quale sinceramente prima d’ora non conoscevo nemmeno l’esistenza quindi
probabilmente non sono stato in grado di cogliere a pieno la storia, che per
altro pure questa mi è risultata incredibilmente noiosa. Piccola chicca,
Napoleone in una vignetta legge un numero di Dylan Dog che da quel quarto di
copertina che si vede sembra essere Il lungo addio, altra categoria.
L’ultima
storia, con testi di Davide Rigamonti e disegni di Ivan Calcaterra, è in
generale la migliore dell’albo in quanto ha una qualità che non troverete negl’altri
3 racconti. La storia appassiona, e non annoia. Il guest host di turno è Nathan
Never, un personaggio che conosco abbastanza sommariamente, ma che mi è risultato
da subito molto simpatico e il suo rapporto con Dylan Dog fatto di scetticismo
e stima mi è piaciuto veramente molto. Tanti proiettili in una storia che sembra
in grado di amalgamare bene le due differenti epoche e il genere horror con
quello più fantascientifico. Chiara e piacevole la citazione a L’alba
dei morti viventi, il primissimo numero di Dylan Dog e tutto sommato alla fine
si va a comporre l’unica storia su 4 che riesce a raggiungere e superare la
sufficienza. In conclusione un color fest probabilmente immeritevole dei soldi
spesi (pochi) vista la qualità finale ma se come detto prima, i maligni , potrebbero
vederci una sorta di pubblicità nei confronti di figli minori, bè allora in
Bonelli sappiamo che la mia curiosità si è accesa almeno in altri due
personaggi della loro casa editrice, non sarà pubblicità e io non sarò maligno,
forse, ma di certo ci sono cascato.
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