Buuuongiorno gente e bentornati sul Jojo’s Comics Club! Vi
piacciono i racconti di guerra? A me sinceramente no, non mi piacciono né
libri, né film di guerra, e fino a poco tempo fa nemmeno i fumetti, unica
eccezione erano i videogiochi. Poi un bel giorno scopro che Garth Ennis, autore
che apprezzo molto, sta scrivendo una serie chiamata Battlefields in cui in
ogni numero racconta una diversa storia di guerra ispirata a qualcosa di
realmente accaduto, ora amo questi racconti, questo è il terzo numero di
Battlefiedls, Carristi.
Battlefileds 3, Carristi. L’ennesimo racconto di guerra
scritto da Garth Ennis, che grazie alla serie e alle sue post-fazioni abbiamo
scoperto essere un grandissimo amante del genere, e tramanda questa passione
così, a modo suo, realizzando storie a fumetti in bilico tra la realtà, e la
fantasia. I precedenti numeri di questa serie li ho veramente adorati, il
primo, Le streghe di notte, veramente bello, mi aveva stupito alla grande anche
perché ero partito prevenuto verso quel tipo di racconto, poi il secondo, CaroBilly… che ho definito tranquillamente un piccolo gioiello per come viene
raccontato e per come risalta la drammaticità di una tragedia nella tragedia e
adesso questo Carristi. Insomma dopo due numeri che hai adorato, parti con il
mano il terzo volume della Magic Press, tutto bello contento e pieno
d’aspettative e poi, nulla. Delusione. Totale. ebbene si signori e signore, con
mio grandissimo stupore questa storia mi ha fatto schifo, ma proprio tanto.
Tutta la storia è incentrata su una squadra che guida un carro armato inglese, questa squadra perde il capitano e così gli e ne viene assegnato un altro, un tipo molto particolare. La base della storia, l’idea, è quella di raccontate il timore che avevano i carristi inglesi nei confronti dei possenti carri armati tedeschi, gioielli d’ingegneria bellica che potevano senza problemi spazzare via le armate inglesi. Insomma i carri tedeschi erano quasi indistruttibili mentre quelli inglesi quasi dei bidoni, a confronto, e tutta la storia ruota intorno a questo per andare a raccontare quella che sul finale dovrebbe essere riconosciuta come una grande impresa, che però secondo me per gli standard che ha dimostrato fino adesso la serie, questo è il completo nulla, il nulla cosmico. Oltre alla trama che risulta banale, i personaggi risultano veramente degli sconosciuti, armati di una caratterizzazione completamente assente sembra in ogni vignetta di vedere delle persone diverse, l’unico personaggio caratterizzato decentemente è il nuovo capitano che viene mandato sul carro armato sul quale passeremo gran parte del tempo della nostra lettura. Un personaggio duro, reso così dalla guerra a cui prende parte da anni ormai ma la cosa veramente brutta e che per rendere ancora più bruto questo capitano gli è stata data una voce in dialetto, ebbene si, questo parla in dialetto romano, e leggere le vignette con questo che parla dicendo cose tipo n’dovai? È veramente un cosa che ho trovato insopportabile. Mi sento di poter dire che questo è uno netto scivolone di Garth Ennis sia dal punto di vista dell’idea che dal punto di vista della scrittura, ora però sono ancora più curioso di leggere i prossimi numeri per capire se è stato un caso, leggere una storia del cavolo o se è stato un caso leggere due belle storie dall’inizio della serie. I disegni di Carlos Ezquerra li ho trovati molto simili come tratto, a quelli già visti sulle precedenti storie ma decisamente più dimenticabili. Questa è comunque l’ennesima ottima analisi di alcuni aspetti della guerra, della paura di alcuni soldati, ci viene mostrata una vignetta molto cruda di come muoiono le persone bruciate dentro ai carri armati, è un'altra ottima analisi, in alcuni punti interessanti, come in precedenza, ma come storia il livello è purtroppo bassissimo, ho comunque una gran voglia di leggere il prossimo volume.
Tutta la storia è incentrata su una squadra che guida un carro armato inglese, questa squadra perde il capitano e così gli e ne viene assegnato un altro, un tipo molto particolare. La base della storia, l’idea, è quella di raccontate il timore che avevano i carristi inglesi nei confronti dei possenti carri armati tedeschi, gioielli d’ingegneria bellica che potevano senza problemi spazzare via le armate inglesi. Insomma i carri tedeschi erano quasi indistruttibili mentre quelli inglesi quasi dei bidoni, a confronto, e tutta la storia ruota intorno a questo per andare a raccontare quella che sul finale dovrebbe essere riconosciuta come una grande impresa, che però secondo me per gli standard che ha dimostrato fino adesso la serie, questo è il completo nulla, il nulla cosmico. Oltre alla trama che risulta banale, i personaggi risultano veramente degli sconosciuti, armati di una caratterizzazione completamente assente sembra in ogni vignetta di vedere delle persone diverse, l’unico personaggio caratterizzato decentemente è il nuovo capitano che viene mandato sul carro armato sul quale passeremo gran parte del tempo della nostra lettura. Un personaggio duro, reso così dalla guerra a cui prende parte da anni ormai ma la cosa veramente brutta e che per rendere ancora più bruto questo capitano gli è stata data una voce in dialetto, ebbene si, questo parla in dialetto romano, e leggere le vignette con questo che parla dicendo cose tipo n’dovai? È veramente un cosa che ho trovato insopportabile. Mi sento di poter dire che questo è uno netto scivolone di Garth Ennis sia dal punto di vista dell’idea che dal punto di vista della scrittura, ora però sono ancora più curioso di leggere i prossimi numeri per capire se è stato un caso, leggere una storia del cavolo o se è stato un caso leggere due belle storie dall’inizio della serie. I disegni di Carlos Ezquerra li ho trovati molto simili come tratto, a quelli già visti sulle precedenti storie ma decisamente più dimenticabili. Questa è comunque l’ennesima ottima analisi di alcuni aspetti della guerra, della paura di alcuni soldati, ci viene mostrata una vignetta molto cruda di come muoiono le persone bruciate dentro ai carri armati, è un'altra ottima analisi, in alcuni punti interessanti, come in precedenza, ma come storia il livello è purtroppo bassissimo, ho comunque una gran voglia di leggere il prossimo volume.
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Jojo, STAY TUNED.
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